Con l’introduzione del Regolamento (UE) 2017/745 sui dispositivi medici (MDR), che ha sostituito la Direttiva 93/42/CEE, c’è stata una ridefinizione del ruolo degli ottici. Da produttori a adattatori. Ci adatteremo alla grande a questa nuova visione della Salute?
La Direttiva 93 fu introdotta nel 1993 e richiedeva che i dispositivi medici fossero marcati CE e accompagnati da una dichiarazione di conformità. Gli ottici di allora mugugnarono. ‘Più lavoro e responsabilità’ dissero i molti. In sostanza questi trent’anni sono passati bene, invece. Nessun incidente di percorso significativo, consumatore rassicurato del ruolo e delle garanzie offerte dall’ottico, aziende compiaciute e silenti.
Oggi il passaggio da produttore a adattatore nasconde luci ed ombre. Gli ottici, secondo la direttiva, sono considerati responsabili dell’adattamento e dell’assemblaggio dei dispositivi medici su misura. Questo include lenti oftalmiche e occhiali, che vengono personalizzati per soddisfare le prescrizioni dei pazienti. Di fatto la cosa toglie molte responsabilità all’Ottico. Se un determinato materiale di una montatura avesse provocato un’ allergia ad un cliente la colpa sarebbe stata dell’ottico produttore. L’assemblatore dovrebbe essere sgombro da questo rischio. Facendo così però il ruolo dell’ottico appare eroso inesorabilmente con alcuni angoli deboli su cui competitors vecchi e nuovi potrebbero affondare.
L’iniziativa congiunta di Federottica e di Anfao Gruppo Lenti di proporre al Ministero della Sanità una figura tutta italiana di ‘Point of Care’ del Centro Ottico mi pare una buona mossa scacchistica da cavallo anche in previsione di cambiamenti epocali come quelli della ‘farmacia dei servizi’. Il ‘Point of care’ a mio avviso interpreta il concetto del ‘take care’ da noi annunciato al Forum della Presbiopia ovvero l’abilità dell’ottico, in quanto sulla ‘strada’ di essere il primo momento di contatto per chi ha un’esigenza visiva salvo risolvergliela o direzionarlo dove serva. In sostanza molto si giocherà sul gioco di parole e sul significato che il Ministero della Sanità darà ad esse.
Trovo, per altri aspetti, altrettanto centrata la mossa, annunciata all’evento Acofis di pochi giorni fa di collaborazioni specifiche con il mondo medico come la tele refertazione. Personalmente ho chiesto recentemente una tele refertazione in un centro ottico e ho ricevuto un ottimo servizio sia dall’ottico optometrista che dall’oculista a distanza in pochi minuti e con costo contenuto. Il mio parere da esperto e consumatore? Credo che il concetto astratto del ‘point of care’ debba poter trovare anche applicazioni e servizi innovativi che escano dalla cerchia della categoria e abbraccino tutto il mondo della salute per ridare all’Ottica un ruolo di modernità professionale. Possiamo adattarci a un nuovo ruolo se troviamo il percorso ideale per poter rinascere. Ben venga il concept del ‘Point of Care’ in parallelo alla ‘farmacia dei servizi’ e la tele refertazione come servizio ad alto valore aggiunto per il Centro Ottico. Facciamola, prima che la faccia il farmacista.
Nicola Di Lernia