La Kermesse settembrina dell’occhiale annuncia a tre mesi dalla sua X edizione la volontà di ‘saltare’ il 2024 per una riflessione sul suo ‘essere Date’: ‘nuove date, nuova location, nuova formula espositiva’.
Tre volte ‘nuova’. ‘Repetita iuvant’ direbbero i latini. Oggi questa reiterazione suona come un profondo esame di coscienza, in tempi stretti ma probabilmente ancora utili, sulla manifestazione che in questi anni più di tutte aveva colto un vento che proveniva più dal retail e dal consumatore che dall’industria. Date era nato indipendente con i ‘piccoli’ produttori che avevano captato i segnali di cambiamento di un pubblico che stava uscendo dalla ‘marmellata’ del marchio per un nuovo percorso di stile. Quello che oggi vediamo nelle strade e nei ristoranti.
Date ha fatto molto per questa trasformazione di stili che mai sarebbe venuta dalla grande industria licenziataria di marchi di moda. Date ci ha dato una ventata di novità, l’opportunità di svoltare. Probabilmente in quegli stretti corridoi milanesi quando il Date non si chiamava ancora così è nato il primo storytelling della montatura. Piccoli espositori, sognatori tuttora presenti sul mercato che hanno avuto probabilmente il merito di lanciare inavvertitamente due fenomeni tuttora presenti e vivi sul mercato di oggi. L’occhiale su misura e il posizionamento di prezzo dell’occhiale made in Italy.
Prima di allora l’occhiale su misura era un’utopia per pochi, un non senso visto la scelta disponibile e la scarsa attenzione del pubblico alla montatura indossata. Ma quando tutto è cambiato, quando le persone hanno iniziato a credere nella montatura come specchio di vita e dell’anima, l’occhiale ha iniziato a ripensarsi, ad uscire dagli zero calibri alla perfetta integrazione con il viso di chi lo indossa. Riguardo l’occhiale made in Italy il Date ha sdoganato la mono origine cadorina per espanderla su tutto il territorio nazionale. Ciò ha permesso all’occhiale made in Italy di viaggiare su sfumature diverse e complementari, tipiche del nostro Paese, dando forza ai piccoli produttori di imporre un posizionamento nuovo e un prezzo a loro più confortevole. La spinta del Date è stata quindi essenziale per un riequilibrio tra l’offerta ‘industriale’ e quella di produzione limitata. Date ha materializzato nell’Ottica il concetto di ‘nicchia’ che la nuova conduzione ha allargato ai concetti più annacquati come il ‘design’ e l’‘avanguardia’.
Lo ammetto, anch’io avevo smesso da tre anni di visitare il Date. Di norma la mia attenzione va alle cose che nascono e fanno i primi passi. La mia simpatia professionale poi va a chi verticalizza mentre il Date questi anni aveva ‘contaminato’ la sua anima per il bene comune. L’eredità però che questo Date trasmette a quello che sarà nel 2025 è però grandissima. È altrettanto grande deve essere la gratitudine di una parte del mercato dell’ottica che ha creduto su questo format portandolo sul naso di tante persone. Non sarà facile creare il ‘nuovo’ da questa storia. Ma siamo, come descritto dal sociologo Bauman, in una modernità liquida e la realtà, come i liquidi, non può assumere una forma per lungo tempo.
Nicola Di Lernia