La pandemia 2020 e il suo reflusso nel 2021 non solo stanno modificando scenari socioeconomici già deteriorati ma stanno aumentando i divari tra due Italie che corrono su binari classici e ad alta velocità.
Forse oggi questo problema, di fronte ai vaccini e ai ristori attesi, è poco sentito ma a emergenza rientrata ci troveremo di fronte a quello che Auditel, insieme al Censis, hanno già definito nella loro ricerca congiunta ottobre 2020 ‘il vero distanziamento sociale delle famiglie italiane. “In base ai dati della rilevazione di base Auditel, nel 2019 3 milioni e 587.000 famiglie italiane hanno un livello socioeconomico e una capacità di spesa bassi. Sul fronte opposto, 2 milioni e 317.000 hanno un livello socioeconomico alto.” Un dato preoccupante ma purtroppo scontato dai molti anni di crisi molle che abbiamo vissuto prima del Covid.
A questo però va aggiunta un’altra dichiarazione della ricerca Auditel che a me fa accapponare: ‘nel 2019 il collegamento ad internet era disponibile nell’85,9% delle case italiane, ma solo nel 59,5% di quelle di chi ha un livello socioeconomico basso”. Questo significa che la fame digitale di molte famiglie italiane è superiore a quella alimentare già compromessa e che la cosa verrà pagata in primis dalle nuove generazioni fortemente penalizzate dall’accesso digitale ridotto. Se al tempo dei romani si poteva dire ‘Panem et circences’ oggi la metafora sarebbe quella del ‘pane e digitale’. Però non è così e la ricerca continua a sottolineare che “a fronte di una media Italia del 55,0% di famiglie che dispongono della banda larga su rete fissa, questa è presente solo nel 19,8% di quelle con livello socioeconomico basso”.
Nella nave di De Gregori c’era più democrazia, si viaggiava tutti sulla stessa barca sebbene chi in prima o terza classe. In questo caso i treni sono diversi e come si diceva viaggiano a velocità diversa. Se paragonate le distanze ferroviarie in tempi di percorrenza scoprirete, ad esempio, che la tratta Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli è la più veloce in Italia. Con un Freccia rossa da Milano a Napoli ci si impiega cinque ore per 658 chilometri. Da Trieste a Genova non è la stessa cosa. Nonostante i chilometri siano poco più di 400 il tempo di percorrenza è di oltre sette ore con almeno un cambio.
I deficit di velocità e accessibilità incidono sul futuro di territori e di persone come quelli digitali creano barriere all’ingresso a chi viaggia su binari da prima repubblica. Se oggi il denaro e il lavoro fanno tanta differenza domani anche l’accessibilità digitale determinerà i buoni e i cattivi, che tanto cattivi poi non lo sono mai stati.
Nicola Di Lernia