Un’iniziativa Anfao, in occasione dell’Assemblea annuale tenutasi a Belluno, ha portato un piccolo pullman di giornalisti in visita a cinque realtà produttive del Cadore. Un menù, dall’antipasto al dolce, che non potevo perdermi.
La parola Cadore ha origini latine. ‘Catubrium’ luogo lontano ed alto. In effetti da Venezia a Longarone il percorso è netto ma le tappe nella valle degli occhiali è tortuoso e lungo. Longarone, la grande zona industriale nata negli anni ‘60 a riparazione del disastro della diga del Vajont ci accoglie per la prima tappa ed alle ore 17 nelle sue stradine che costeggiano gli ingressi dei capannoni sembra di essere sulla tangenziale di Milano all’ora di punta.
Il centro di Belluno, raggiunto all’ora dell’aperitivo, è invece sonnolento ma lo risveglia la folla degli industriali dell’occhiale che escono dai lavori dell’Assemblea Anfao per rifugiarsi alla frescura di una terrazza vista Piave. A Belluno non manca nulla. Gli occhiali, le montagne, il fiume, a pochi chilometri Cortina. I trentamila abitanti della Valle, somma di piccoli paesi quali Calalzo, Pieve, Domegge, Auronzo, Lozzo, sono impiegati per quasi un terzo nell’occhialeria.
Sono alcuni anni che non vengo in Cadore. Il tour-menù che mi hanno proposto ve lo racconto così. La grande azienda familiare, cresciuta sotto l’ombrello dei suoi fondatori con un percorso netto, coerente, dove non si corre ma non si sta mai fermi. Centinaia di metri quadri dedicati al lavoro di una volta oggi svolto, quasi controvoglia, con nuove tecnologie. La piccola azienda, nata dalla passione di pochi, orgogliosa del suo percorso, delle sue scoperte legate ai materiali, alla ricerca delle intuizioni del passato che le hanno reso gloria. L’azienda cresciuta recentemente grazie ad una forte spinta sulla progettazione di hardware e il software proprietari voluti dalle nuove generazioni. Una realtà orientata alle necessità del retail dell’ottica sul tema della personalizzazione del prodotto occhiali e sulla gestione del magazzino. Una realtà storica, gente dalle mani sapienti che sapeva ‘scolpire’ la montatura che appena la toccavi sapevi che era la loro. Oggi diretta da altrettante menti sapienti che in un lustro l’hanno portata a una svolta irreversibile sul piano del fatturato e distribuzione. Infine, e uso proprio questa parola per indicare il piacere ma anche l’impegno di questo viaggio ‘diffuso’ nell’occhialeria, l’azienda di tre generazioni, nata e vissuta sul metallo dove i processi di produzione arrivano fino a 70 fasi. Un bel menù, vero?
Ma qual è la sensazione che mi lascia in bocca alla fine del viaggio. Il Cadore non è solo un distretto ma una valle lunga 50 chilometri segnato di un grande fiume d’acqua e dalla storia dell’occhiale. Dentro quella storia ce ne sono altrettante e seppure sembri tutto uguale, le cose e le persone che incontri si esprimono e pensano in modo diverso. È un piccolo miracolo il Cadore e la sua valle degli occhiali. Un miracolo che nessuno potrà veramente copiare se loro stessi non lo vorranno. E l’agordino. Quella è un’altra storia e un’altra valle.
Nicola Di Lernia